Tecniche Educative: Il Rinforzo, l’Estinzione, la Punizione e la Gratifica

Quando i comportamenti messi in atto dai nostri figli risultano problematici e/o disfunzionali, può essere molto efficace fare ricorso ad alcune tecniche educative, da utilizzare subito dopo il manifestarsi del comportamento che si intende correggere o annullare e che si dimostrano in grado di aiutare e supportare i genitori nella loro funzione educativa.

Tra le principali tecniche educative ci sono:

Il Rinforzo

In ambito educativo per rinforzo si intende un’azione che mantiene, accresce o riduce la probabilità che il comportamento verso cui è indirizzato sia riprodotto.

Il rinforzo può essere positivo o negativo:

consiste in uno stimolo piacevole da presentare subito dopo il verificarsi di un comportamento problematico messo in atto dai nostri figli, affinché lo mantengano e/o lo ripetano (ad esempio, se ci complimentiamo con nostro figlio subito dopo che ha messo in ordine la sua stanza, avremo maggiori possibilità che questo si ripeterà i giorni successivi).

consiste in uno stimolo spiacevole da presentare subito dopo il verificarsi di un comportamento problematico messo in atto dai nostri figli, affinché aumenti la probabilità che lo non mantengano e/o non lo riproducano (ad esempio, se ci arrabbiamo (stimolo spiacevole) a seguito di un comportamento messo in atto dai nostri figli, questo per loro può essere causa di disagio; se ci chiedono scusa e, per effetto di questo, la nostra arrabbiatura passa, sarà possibile che chiederanno di nuovo scusa quando si renderanno conto di averci fatto arrabbiare e che non metteranno più in atto il comportamento che ha generato la nostra rabbia).

L'Estinzione

In ambito educativo per estinzione si intende un’azione che mira a eliminare e/o a ridurre il manifestarsi di un comportamento problematico messo in atto dai nostri figli attraverso l’assenza di qualsiasi forma di reazione a esso (non prestare attenzione, rivolgerla altrove, ignorare).

Tale tecnica educativa può essere particolarmente efficace se il comportamento problematico è stato precedentemente rinforzato da attenzioni o da reazioni emotive: un comportamento rinforzato si mantiene e aumenta la probabilità di essere riprodotto, un comportamento ignorato tende a estinguersi.

È d’obbligo una precisazione: inizialmente l’estinzione rischia di intensificare i comportamenti problematici messi in atto dai nostri figli in quanto, nel momento in cui si rendono conto di non avere o di aver perso l’attenzione da parte dei genitori, potrebbero rafforzare la manifestazione dei comportamenti che si vogliono estinguere o ricorrere ad atteggiamenti provocatori, al fine di ottenere la considerazione fino a quel momento negata. In circostanze come queste risulta molto efficace spiegare ai nostri figli le intenzioni che sono alla base dell’atteggiamento da noi assunto.

Ad esempio, di fronte a un bambino che dice parolacce, corriamo il rischio che, dopo avergli spiegato i motivi per cui il comportamento che ha messo in atto non va replicato, se perseveriamo nel prestare attenzione al suo comportamento rimproverandolo o minacciando punizioni, lui potrebbe perseverare a sua volta, convinto che dire parolacce gli permette di avere le attenzioni dei genitori; nel momento in cui gli spieghiamo che non abbiamo intenzione di sentirgli dire altre parolacce e che, ogni volta che lo farà, non gli daremo più alcuna considerazione, si renderà conto che il suo comportamento lo allontana completamento dalla soddisfazione del suo bisogno di attenzioni.

La Punizione

In ambito educativo per punizione si intende un’azione volta a ridurre la probabilità, la frequenza o l’intensità di replica di comportamenti disfunzionali messi in atto dai nostri figli.

Esistono due principali tipi di punizione: positiva e negativa.

Nella punizione positiva l’elemento punitivo, spiacevole e sgradito, viene fornito al fine di evitare che il comportamento problematico venga messo in atto: si impone ai nostri figli qualcosa per loro sgradevole dopo che hanno manifestato la condotta che vogliamo non ripetano.

Ad esempio, supponiamo che nostro figlio si diverta a colorare i mobili di casa (comportamento da punire), se i genitori gli dicono che, per rimediare al danno, deve pulire i mobili che ha colorato (punizione: attività negativa imposta), lui si renderà conto che non gli conviene ripetere quel comportamento.

Nella punizione negativa l’elemento punitivo, piacevole e gradito, viene sottratto al fine di evitare che il comportamento problematico venga messo in atto: si privano i nostri figli di qualcosa per loro piacevole dopo che hanno manifestato la condotta che vogliamo non ripetano.

Ad esempio, supponiamo che nostro figlio si rifiuti di riordinare la sua stanza (comportamento da punire), se i genitori gli dicono che non può guardare il suo catone animato preferito (punizione: attività positiva negata), lui si renderà conto che è conveniente che metta in ordine, così da non vedersi privato della possibilità di svolgere un’attività per lui piacevole.

La punizione produce gli effetti desiderati solo se è:

soggettiva:

(realmente percepita come spiacevole dal figlio che si intende punire);

specifica:

(proporzionata per natura, durata e intensità al comportamento che si vuole punire);

immediata e tempestiva:

(somministrata subito dopo l’emissione del comportamento problematico);

spiegata

(esplicitato il motivo della punizione in modo chiaro e comprensibile);

coerente

(data ogni volta che i figli mettono in atto un determinato comportamento);

non protratta troppo nel tempo

(da interrompere non appena si ha l’idea che il comportamento problematico sia stato modificato);

misurata

(se si ricorre troppo spesso alla punizione, non verrà compreso il senso della punizione stessa, che verrà utilizzata come occasione per attirare l’attenzione su di sé);

rivolta al comportamento e non ai nostri figli

(a sanzionare un loro comportamento e non a mortificarli);

La Gratificazione

(premi e ricompense)

In ambito educativo per gratificazione si intende un’azione volta a generare nei nostri figli un senso di benessere e di soddisfazione a seguito di un comportamento messo in atto, così da indurli a mantenere o replicare quel comportamento stesso.

Gratificare significa appagare i nostri figli in ciò che fa loro maggiormente piacere e di cui hanno maggiormente bisogno, dimostrando che apprezziamo e stimiamo i comportamenti che manifestano. Ed è proprio questo sentirsi riconosciuti e valorizzati che rende la gratificazione estremamente importante affinché i nostri figli si sentano motivati a comportarsi in modo appropriato.

La gratificazione come tecnica educativa rappresenta un efficace mix tra autorevolezza da parte dei genitori e soddisfazione dei propri bisogni da parte dei figli: se questi ultimi mettono in atto comportamenti indicati dai genitori come appropriati alle situazioni che vivono (genitori autorevoli), potranno ricevere contemporaneamente approvazione verbale e premi concreti che, in base a disposizioni personali, siano in grado di generare in loro un senso di soddisfazione e di merito.

La gratificazione può essere espressa in: lodi e validazioni verbali (“sei stato bravissimo”), contatto fisico (abbracci, carezze), regalo inaspettato (soldi, un cibo particolarmente gradito), possibilità di svolgere un’attività preferita (giocare di più con la play station, uscire con gli amici e tornare un po’ più tardi) o di utilizzare un oggetto ambito (un nuovo giocattolo, le scarpe appena comprate).

L’uso di gratificazioni e premi può dare ottimi risultati seguendo alcune regole basilari: il premio deve realmente produrre un senso di benessere e di soddisfazione; deve essere precedentemente esplicitato e/o concordato; va dato subito dopo la messa in atto del comportamento da premiare, in quanto le conseguenze immediate sono le più potenti nel favorire un nuovo apprendimento; deve essere dato solo se e quando vengono messi in atto comportamenti indicati come appropriati e doverosi.